Il diario – 5 luglio – 1° giorno di cammino a terra: Old Giaffa (Tel Aviv) – Ramla

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Il Signore veglierà su di te,
quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.

(Salmo 121,8)

Cinque di mattina. Cerchiamo di fare tutto silenziosamente per non svegliare gli altri ospiti dell’ostello. Zaini portati velocemente fuori dalle camerate per poterli fare nell’ingresso; rapida colazione con il caffè e i toast della cucina comune.

Siamo fuori… mer… che caldo. Come è possibile? È l’alba e il calore è già potente. Caldo e umido.

Alle nostre spalle, verso il mare, il cielo è scuro. Forse perché è occidente, ancora buio, forse perché c’è un fronte di nubi… magari venisse a piovere. Però verso oriente, verso il sole, il cielo è limpido.

Aiuto. Abbiamo davanti 28 chilometri di sole.

Comunque via, è il nostro cammino, lo abbiamo scelto, cercato, voluto. Gerusalemme, arriviamo. Preghiamo con i salmi, i cantici delle ascensioni; ci siamo riproposti di leggere, in questi giorni, i salmi dal 120 al 134.

Leggiamo nel salmo 121: “Di giorno il sole non ti colpirà, né la luna di notte”.

DSCF37831Dolce pensiero per noi che ci apprestiamo ad andare.

Il sole sta sorgendo, la rossa palla appare all’orizzonte… coperta da una nuvoletta. Wow … abbiamo qualche minuto in più senza il sole diretto in testa.

Il sole sale… un’altra nuvoletta lo copre… wow, altri minuti senza essere ancora colpiti dai raggi.

C’è chi la chiama fortuna, chi Provvidenza, fatto sta che in pratica fino alle 11 camminiamo quasi sempre protetti da una nuvola.

Ed è dolce il pensiero di essere accompagnati dal Signore in questi primi passi sulla Sua terra.

IMG-20140708-WA0012Oggi è sabato, shabbat, e stiamo attraversando un territorio con vari insediamenti, paesi ebraici. Così non troviamo un luogo dove fermarci a bere o acquistare qualcosa da mangiare: tutto chiuso. In verità il luogo forse non l’avremmo trovato neanche negli altri giorni. Notiamo che i nuclei abitati non sono come i nostri paesi; non ci sono “luoghi pubblici” come bar, tabaccherie, edicole, minimarket. Solo una serie di strade e case monofamiliari, villette o casette, il luogo della scuola e la sinagoga. Forse tutti hanno la macchina, forse qui non ci sono anziani che hanno bisogno di andare semplicemente a comprare il latte e il pane per il giorno; forse c’è chi fa consegne a domicilio. Camminiamo fino a mezzogiorno incontrando solo a metà strada un bar chiuso.

IMG-20140706-WA0002Finalmente, all’ingresso del paese di Lod, avvistiamo un’area di servizio con pompe di benzina e bar annesso e soprattutto aperto.
Per noi, partiti alle 5 con un toast scaldato, è un miraggio. Lascio immaginare l’assalto da parte di noi poveri pellegrini.
Dopo un’ora, finalmente recuperate le forze, ripartiamo. Forse è tardi per arrivare alla chiesa di San Giorgio. Sappiamo che chiude alle 12 e riapre solo a pomeriggio inoltrato. Però accettiamo il rischio e deviamo verso la chiesa che si trova a 300-400 m fuori dal percorso. Ormai è l’una. Il sole picchia forte e le nostre nuvolette ci hanno lasciato da tempo.

DSCF3786Davanti alla chiesa (tenuta dal clero ortodosso) ci sono 5 pullman. Intuendo cosa stava accadendo acceleriamo il passo e riusciamo ad entrare nella chiesa: in questo momento abbiamo benedetto i turisti religiosi che con il loro numero hanno obbligato il luogo a restare aperto più a lungo. Per noi un altro regalo.

IMG_20140705_124638Qui è sepolto san Giorgio di Lod (o di Lidda), patrono degli scout, martire cristiano originario della Cappadocia. È una bella emozione. È una tappa importante… soprattutto per chi è scout, come Monica e Franco!

Quando usciamo dalla chiesa il caldo è opprimente. IMG-20140708-WA0011L’unica cosa da fare è cercare un posto all’ombra e restare fermi per un po’. Un invitante parco pubblico con erba verde è l’ennesimo regalo del giorno. Aspetteremo le 15 qui.

DSCF3789Verso le 16 raggiungiamo la parrocchia di Ramla, tenuta dai francescani della Custodia di Terra Santa. Bussiamo alla porta. Non si aspettavano pellegrini. Rimangono per un attimo spiazzati, ci aprono e poi cercano di capire chi siamo e cosa cerchiamo. Quando sentono che chiediamo solo un tetto, un pavimento e un tubo d’acqua per la doccia tutto sembra sistemarsi.

È p. Abdel Masih F. Fahim, francescano di origini egiziane e parroco di Ramla che ci accoglie. In breve cerca di organizzare tutto, anche di più di quello che ci serve come pellegrini. Abbiamo i nostri materassini, già pronti per essere stesi per terra, ma lui aggiunge dei materassini da palestra (qui c’è una grande scuola tenuta dai francescani); ci accende un frigo; ci sistema il tubo per la doccia nel cortile e ci da’ appuntamento per la messa vespertina scusandosi di non poterci dare di più. Per noi è già tantissimo. È perfetto. Poi ci indicherà un buon posto dove andare a mangiare e ci inviterà per il dopocena a fare due chiacchiere.

È bello vedere questa parrocchia cristiana riunita per la messa del sabato pomeriggio. Si respira un bel clima, c’è fraternità c’è gioia e semplicità.

Ci fa impressione ascoltare la messa in arabo. Questa è la lingua usata in questa zona palestinese. Strano perché siamo abituati ad ascoltare i mussulmani pregare in questa lingua recitando il Corano. Invece qui si recita il Padre Nostro. Ed è bellissimo.

Alla fine della funzione c’è anche una festa. Il padre di una sposa festeggia il ritorno di sua figlia e del marito dal viaggio di nozze. Sembra di essere in una delle nostre parrocchie. Qualcuno si avvicina a noi provando anche a parlare in italiano.

IMG-20140706-WA0019Il dopo cena con p. Abdel Masih è piacevole. Ci chiede del nostro pellegrinaggio e noi ascoltiamo con attenzione e curiosità il racconto della vita qui, delle difficoltà, delle attenzioni che devono avere per mantenere un rapporto sereno e pacifico con la gente che professa altre religioni. È un equilibrio difficile con ebrei, mussulmani e ortodossi. Ci esprime anche forte interesse per i pellegrinaggi a piedi e chiede di far sapere che lui accoglie volentieri, anche se per il momento in modo un po’ spartano.

IMG-20140706-WA0020Ci domanda  anche dettagli pratici su come accogliere i  pellegrini, cosa potrebbe essere utile fare. Gli spieghiamo che basta un doccia e qualche branda. Il vero pellegrino non chiede di più… (se chiede di più non è un vero pellegrino… e allora tutto quello che gli si darà non gli basterà).

Oggi tutto quello che non abbiamo chiesto è arrivato; ciò che non abbiamo avuto non ci serviva; niente di necessario ci è mancato.

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